sabato 8 ottobre 2011

Viaggiatori tra 700 e 800 in Sicilia

pubblicato su Cult di ottobre 2011
PER SAPERNE DI PIU'...

Chi erano questi ulissìdi del passato e perchè affrontavano questi viaggi?

Erano giovani d'alto lignaggio, ricordiamo che molti avevano appena 22 o 24 anni, ed erano sopratutto di nazionalità francese, tedesca, inglese ma anche polacca etc. Giungevano in Sicilia spinti fondamentalmente da un grande desiderio di conoscenza e consideravano il viaggio un'occasione di formazione. Il desiderio di conoscenza, la voglia di scoprire nuovi orizzonti erano più forti dei timori suscitati dalle difficoltà che sapevano di dover affrontare venendo in Sicilia. Pertanto si preparavano a questo evento con un grande spirito d'avventura. I disagi erano notevoli: mancavano le strade, si spostavano molto spesso a dorso di mulo, la ricettività era il più delle volte assente e quelle poche locande che trovavano erano sporche e prive di servizi. E infine, dal momento che l'Unità d'Italia era ancora lontana, dovevano anche sopportare pesanti e interminabili controlli doganali e di polizia. Una volta ritornati in patria pubblicavano i loro diari di viaggio e grazie alle testimonianze di questi uomini illustri noi oggi abbiamo preziose informazioni sulla nostra terra, e quindi sulle nostre strade, sugli usi e costumi del tempo, sulle condizioni economiche e sociali degli abitanti e tanto altro ancora.

Con i francesi Houel, Saint Non e Gigault De La Salle comincia il cosiddetto “ Voyage Pittoresque” cosa si intende esattamente con questa espressione?

Il viaggio solo narrato, e quindi privo di immagini, di Riedesel - che arriva in Sicilia nel 1767 per conto dell'illustre Winckelmann e la cui prima edizione tedesca del 1771 fu letta e amata da Goethe - e di Brydone - il cui libro, con le sue ben 53 edizioni e traduzioni in francese, tedesco, polacco e perfino in russo, danese e svedese, è da considerarsi un vero e proprio best seller mondiale - non è più sufficiente per coloro i quali intrapredono il viaggio. Comincia la richiesta di testi narrati alternati ad immagini, e quindi con acquaforti, incisioni e acquetinte. Jean Claude Richard de Saint Non è colui il quale inizia il fenomeno del Voyage Pittoresque. O meglio, Saint - Non sarà l'organizzatore di questa incredibile impresa editoriale che si conclude con la produzione di questi 4 volumi legati in 5 tomi, ma in Sicilia lui non viene, manda invece Vivant Denon per curare il diario di viaggio e alcuni pittori per le immagini. Ricordiamo che Vivant Denon, il cui nome magari a molti non dirà nulla, sarà futuro direttore del Louvre nonché quel signore che, tanto per intenderci, per conto di Napoleone priverà il territorio italiano di parecchi tesori, molti dei quali oggi esposti nei migliori musei francesi

L'opera più interessante del Voyage pittoresque?

A mio avviso il lavoro di Houel. Il pittore viene in Sicilia ben due volte per un totale di 4 anni.Impara l'italiano e anche un po' di siciliano. E' lui a scrivere e a dipingere; e questo fa sì che nella sua opera ci sia una compresenza mirabile tra immagini e testo: c'è una perfetta unità.

Eppure questo meraviglioso lavoro, che ha prodotto ben 1000 disegni, in corso di pubblicazione, ha rischiato di non essere pubblicato. Si è salvato solo grazie all'intervento di Caterina II di Russia la quale acquistando 500 di questi disegni, 350 dei quali sono attualmente all'Hermitage, ha permesso a Houel di portare a termine il suo lavoro.

Perchè nella mostra non figura il Reise di Goethe?

Goethe compie il viaggio nel 1787, ma pubblica il resoconto Italienische Reise nel 1816 nelle opere complete quando riordina i suoi appunti. Tra essi vi è il viaggio in Sicilia. L'edizione delle opere complete è rarissima e, dato che in mostra vi sono solo testi originali, non è presente tra le opere in mostra.

Che idea si aveva in Europa della Sicilia?

Come afferma Salvo Di Matteo nella sua grande opera “Viaggiatori stranieri in Sicilia dagli Arabi alla seconda metà del XX secolo” fino al Cinque e Seicento la Sicilia veniva descritta come una terra di astratta fantasia, ricca di miniere d'oro, dominata da monti che eruttavano vapori e lapilli, battuta da mandrie di cavalli bradi. Proprio in virtù di tali fantasticherie la Sicilia entrò in quel tempo nei codici formativi dei giovani dell'alta società. Giunti in Sicilia trovano una terra bella, bellissima ma abbandonata. Non sono mai sprezzanti, ma si accorgono che i nostri monumenti sono tenuti male e per nulla valorizzati. In un' incisione presente nell'opera del Saint Non le colonne doriche vengono rappresentate con un ramo di erica che si abbarbica su di esse, come a voler dare l' 'idea di una Sicilia bella, una terra ricca di arte ma abbandonata: un'isola con un passato straordinario, le cui memorie però stanno lì senza cure, tesori dei quali la natura si sta riprendendo. Questo stato di abbandono esponeva le nostre antichità a facili quanto probabili depredazioni. Parole un po' forti ma è così. Molto spesso i viaggiatori tornavano nelle loro terre con molti oggetti nostri e non sempre venivano acquistati.

Un aneddoto sulle scene di vita dei siciliani di quel tempo?

Ne ricordo uno anche un po' sgradevole riportato nel suo libro da Hélène Tuzet, scrittrice francese fra i massimi esperti di letteratura di viaggio. Sembra che uno dei tanti passatempi delle dame siciliane fosse quello di liberarsi in pubblico, e a vicenda, dai fastidiosissimi parassiti che infestavano le loro teste e i loro corpi; e cosa ancora più disgustosa si recavano a tavola con le unghie ancora insanguinate.

Cercavano le memorie classiche ma incontravano anche l'arte arabo -normanna.

I primi viaggiatori non la consideravano neppure arte. E' con Gigault De La Salle che i monumenti arabo-normanni cominciano a far parte dei tesori siciliani degni di nota. Addirittura con Henry Gally Knight, siamo intorno al 1820, l'arte arabo-normanna prende il posto di quella classica: questo scrittore infatti dedica tutta la sua opera esclusivamente a questo stile.

Lei afferma che questa mostra è anche un'occasione per riempire di sostanza l'orgoglio siciliano. Cosa significa?

I giovani siciliani conoscono poco o nulla la storia della loro terra, non sanno per esempio del regno di Sicilia o dei 64 anni fondamentali di Ruggero. Questo nostro orgoglio, così ostentato e difeso quando qualcuno parla male della nostra terra, in realtà è vuoto di contenuti. La mostra di queste opere, ma sopratutto la loro conoscenza, è un tentativo per cercare di avvicinare chi vuole riempire di vera sostanza l'orgoglio di essere siciliani: orgoglio che si sostanzia nella consapevolezza che la Sicilia è stata culla di natura e cultura.