domenica 7 luglio 2013

Pugilato: intervista a Pino Leto



Pubblicato su La Sicilia Domenica 30 giugno 2013


Molti ricordano il suo nome per quei brillanti match che negli anni Ottanta lo incoronarono campione italiano ed europeo dei pesi superwelter. Eppure per molti anni questo nome rimase sconosciuto perfino a Pino Leto stesso. Incredibile a dirsi, ma nei quartieri degradati della Palermo degli anni '70 accadeva anche questo.
 << Abitavo nel quartiere di san Pietro e per tutti ero u miricano. A scuola durante l'appello quando sentii il mio cognome risposi “presente” e fui picchiato perché chiamavano un altro Leto. Quando chiamarono, Giuseppe Leto, per paura non risposi e le presi ancora. Non sapevo di chiamarmi Giuseppe. Io ero u miricanu>>. Concluso il capitolo agonistico, Pino comincia a lavorare come guardia giurata presso una banca e nel tentativo di sventare una rapina, che gli costò uno squarcio sul viso di 25 centimetri, uccide uno dei giovani rapinatori. << Ho vissuto mesi terribili, mi guardavo allo specchio e rivivevo il tutto, ricordo inoltre che da quel giorno la gente mi fermava non per conoscere il campione che ero stato, ma per vedere lo squarcio sul mio viso. Sono caduto in un baratro che sembrava non finire mai >> Ma Pino reagisce, supera quel brutto momento e si convince che deve fare qualcosa per quei giovani che tanto gli ricordano u miricano bambino. <<
A questi ragazzi ho insegnato la boxe, ma ho provato anche a spiegare loro che la violenza serve solo a farsi odiare. Con lo sport invece hai la possibilità di diventare protagonista per quello che sei, per ciò che vali. Per questi ragazzi la boxe è l'ideale, nel 90% dei casi il pugile proviene dalla strada, come Tyson, Muhammad Ali: è la strada il motore di un pugile. La boxe ti dà subito un palco, visibilità e non avendo né un titolo di studio, né un mestiere, né una professione resta l'unica opportunità per il tuo futuro. Sul palco devi unire quello che porti dalla strada, anche la fame d'affetto che hai dentro, con le regole dello sport e sopratutto lealtà con l'avversario. La prima pacca sulla spalla l'ho avuta in un incontro di boxe e lì è scattata la molla, pensai: qua c'è un palco e questa gente è qui per me, allora valgo anch'io qualcosa! Questa idea mi ha fatto ritornare a scuola, volevo migliorarmi >
Nel 1994 Pino pubblica il suo primo libro “Amare Palermo Amara” e nel 2010 grazie all'interesse del regista palermitano Gaetano Di Lorenzo la difficile ma coraggiosa vita di Pino Leto diventa un film-documentario antibullismo: Miricano, dalla strada al ring.

Nuoto: Intervista a Sabrina Seminatore


Sabrina Seminatore, campionessa italiana nei 100 e 200 metri rana, è stata in nazionale dal 1976 al 1985. Ha disputato molte gare, vanta diversi titoli, anche un quinto posto alle olimpiadi, eppure la sua più bella gara è stata una selezione. << Ho fatto il record italiano a soli 12 anni, nel 1976, e da allora la mia vita è stata una continua selezione. Per andare alle Olimpiadi ho dovuto fare una selezione in più, e inutile direi: solo se avessi battuto una ranista, già qualificata, sarei potuta andare a Mosca. E così in una piscina fatiscente della Germania dell'Est, con la melma alta così, ho dovuto fare uno spareggio, diciamo la gara della mia vita, una gara del tutto inutile perchè avevo appena fatto il record italiano anche dei 100 rana. Vinsi, e come detentrice di entrambi i record sono stati costretti a portarmi alle Olimpiadi, a Mosca >>. Come molti siciliani Sabrina ha imparato a nuotare a mare, ma sono i risultati conseguiti in piscina che le hanno permesso di arrivare a soli 12 anni in nazionale, una piscina però che non ha agevolato la sua vita da atleta: << Ho il rimorso di avere smesso a soli 21 anni, ma la mia carriera agonistica è stata molto dura: ero l'unica qui a Palermo, la piscina d'estate chiudeva ed ero costretta a fare l'emigrante: Napoli, Milano... Ho smesso perchè stanca, però ho smesso in auge. A 21 anni sono entrata nel circuito master. Ho fatto dei risultati importanti perchè chiaramente essendo un'agonista ho fatto diversi record del mondo, ma bisogna ricordarsi sempre che quello dei master è un settore amatoriale: i veri master sono quelli come mia madre che a 87 anni si ostina a salire sul blocchetto per fare il tuffo>>. A chi decide di intraprendere questo sport dice: << il nuoto è uno sport alienante, lo sappiamo bene, mentre fatichi, l'unica tua compagnia è la striscia nera sul fondo e il rumore dell'acqua nelle orecchie, ma lo rifarei, mi è servito, lo sport mi ha aiutato a crescere. Ho avuto inoltre la fortuna di avere un allenatore eccezionale, Guglielmo Marra, un secondo padre per me >>. Mentre ai genitori dei giovani atleti consiglia: << i miei successi sono arrivati anche perchè non ho avuto genitori invadenti. Anche se i risultati ti gratificano guai ad alzare la cresta, bisogna restare sempre umili, questo è il grande insegnamento di mio padre: il grande sportivo di casa. Oggi vedo genitori agli allenamenti dei figli con cronometri in mano: non se ne rendono conto, ma li soffocano >>

Pubblicato su La Sicilia Domenica 23 giugno 2013