lunedì 14 novembre 2011

Madre Natura corre in nostro aiuto

SU CULT DI OTTOBRE

Prepararsi al freddo con i rimedi naturali

I consigli degli Arrivas: erboristi da quattro generazioni


L'inverno è alle porte. E' tempo di cappotti e cappelli, ma anche di termometri e fazzoletti. Le malattie ed i fastidiosi disturbi tipici della stagione fredda sono in agguato. Come migliorare le proprie difese immunitarie e, soprattutto, cosa fare per prevenire i mali di stagione? Un aiuto importante può arrivare dal mondo delle piante. Ecco cosa suggeriscono Matteo Arrivas e sua moglie Anna Carino, proprietari di una delle più antiche erboristerie di Palermo. Fondato agli inizi del secolo scorso in via Venezia da Antonino Ciccarello, zio di Matteo, primo italiano del sud ad avere conseguito il diploma di erborista nel Regno di Vittorio Emanuele III, il "negozio storico" da qualche anno si trova in via Napoli al civico 56.

Quali rimedi ci offre la natura per affrontare con sana energia la stagione invernale?

La medicina naturale ci offre parecchi rimedi, ma prima ancora di affrontare l'argomento piante vorremmo spendere due parole sull'alimentazione. Quello che mangiamo è determinante per il nostro sistema immunitario: diciamo pure che non è sempre tutta colpa dei microbi. La prima prevenzione contro le malattie da raffreddamento comincia a tavola. I fisici deboli e malnutriti si presentano più esposti ai malanni. Ecco che allora diventa di fondamentale importanza un'alimentazione sana, equilibrata e calda. Consumare bevande e cibi caldi nella stagione invernale aiuta molto il nostro organismo. Le insalatone estive, lo yogurt consumato a colazione, magari appena tolto dal frigo, non vanno più bene. Questi alimenti apportano freddo al corpo, e non è ciò di cui abbiamo bisogno in inverno. Ma non si devono comunque eliminare del tutto, perché la verdura cruda, come è noto, è ricca di tante preziose vitamine che troviamo, invece, in misura ridotta in quella cotta e lo yogurt ha un grandissimo valore biologico. Basta seguire qualche accorgimento: l'insalata la possiamo continuare a mangiare, purché sia di stagione, ma sempre dopo aver consumato qualcosa di caldo; e lo yogurt lo possiamo accompagnare a dei cereali tostati o, ancora, lo possiamo mangiare nella versione salata e quindi ottime le creme di yogurt, come la salsa tzatziki. E poi non devono mancare le zuppe, i legumi come i fagioli neri che hanno un grande potere tonificante. Ma non dimentichiamo neanche di consumare l'aglio, possibilmente crudo, è un antibiotico, un antisettico naturale, fluidifica il sangue e, infine, tiene lontano i vermi: quindi ottimo per i bambini. Tra i dolcificanti è da preferire sempre il miele, lo zucchero di canna, e se si hanno problemi con gli zuccheri con moderazione si può usare lo sciroppo d'acero e il malto d'orzo. Comunque buona regola è quella di variare il più possibile l'alimentazione, onde evitare di accumulare nel nostro organismo sempre le stesse tossine. Il cibo purtroppo non è più quello di una volta quindi se mangiamo, per esempio, sempre pollo apportiamo nel nostro organismo prevalentemente lo stesso inquinante, la stessa sostanza tossica: quindi la regola è variare il più possibile. Ma buona norma è anche consumare alimenti prodotti nella propria provincia o regione, i cosiddetti prodotti a km 0. Sono scelte che oltre a inquinare meno il nostro corpo, inquinano meno l’ambiente e aiutano l'economia locale. Ottimo sarebbe, infine, concludere il pasto con una calda tisana depurativa.

Eliminare le tossine diventa quindi fondamentale per una buona prevenzione?

Un eccesso di tossine ci rende più vulnerabili e quindi più esposti alle malattie da raffreddamento. Ottima la tisana a base di tarassaco, finocchio, bardana, carciofo e gramigna. Si potrebbe aggiungere anche un po' di liquirizia, ma se si è ipertesi meglio evitarla. Se si hanno problemi di digestione, se ci si sente dopo pranzo un po' appesantiti si può utilizzare un pizzico di frassino o un poco di anice. Anche la genziana e la cannella sono ottime per la digestione. Una tisana per stimolare le difese immunitarie la preparerei invece a base di echinacee, astragalo, angelica, rosa canina e eucalipto. Queste sono tutte ottime piante, tuttavia è opportuno sottolineare che un bravo erborista personalizza sempre i suoi preparati perché devono essere sempre in funzione dell'età e del sesso delle persone: la tisana per un giovane di 20 anni sarà ben diversa dalla tisana per una signora di 50 anni in menopausa. Le piante, inoltre, a seconda di come si associano tra di loro hanno proprietà diverse per cui, ad esempio, l'eucalipto potrebbe essere la base di una tisana utile al miglioramento delle nostre difese immunitarie, ma le altre piante le scelgo a seconda del sesso e dell'età della persona. Tra i minerali che stimolano le difese immunitarie ricordiamo oro, rame e argento.

Quali piante scegliere per superare i disturbi come mal di gola, tosse, otiti e naso chiuso?

Per il mal di gola è ottima la piantaggine, sotto forma di capsule, tisana o sciroppo, ma anche la malva e la vitamina C. Per la raucedine, oltre alla piantaggine, è miracoloso l'erisimo ossia la pianta dei cantori: esiste in capsule, in gocce e spray. Se si preferisce la tisana di erisimo raccomandiamo allora di addolcirla con un po' di miele. La tosse va sempre fluidificata e quindi bisogna consumare liquidi caldi. Fra le tisane le più indicate sono quelle balsamiche e quindi timo, eucalipto ma anche la calendula perché è un ottimo antinfiammatorio. Se si presenta un po' di bruciore alla gola si può aggiungere la piantaggine. Se la tosse è molto secca si possono fare suffumigi con gocce di olio essenziale di eucalipto, ma è anche una buona abitudine mantenere gli ambienti della casa ben umidificati, magari aggiungendo ancora delle gocce di eucalipto. Anche il propoli è un ottimo prodotto, è un antibiotico naturale e va benissimo sia per la prevenzione che in associazione con altri prodotti specifici. L'otite può essere molto pericolosa e quindi consigliamo di contattare sempre il medico. Noi siamo esperti di un settore molto vicino alla salute ma non siamo medici, quindi se il cliente arriva con una prescrizione medica noi interveniamo, diversamente suggeriamo sempre di rivolgersi allo specialista. Nei casi di naso chiuso consigliamo di pulire le narici con soluzione fisiologica oppure acqua e sale, basta sciogliere mezzo cucchiaino di sale in mezzo bicchiere di acqua a temperatura ambiente; se invece vi è irritazione allora meglio acqua e calendula. E infine, lo "sciroppo di letto": quando si sta male bisogna stare a letto!

Come è possibile difendere la nostra pelle e i nostri capelli dal freddo?

Intanto sarebbe opportuno consumare a tavola olio extra vergine di oliva che dona tanta elasticità alla pelle, e poi gli olii e le creme a base di Argan, avocado, burro di karité, jojoba e mandorla. Per il giorno creme che facciano da barriera, se si hanno problemi di couperose sono ottime quelle a base di vite rossa e camomilla, e di notte creme che migliorino la circolazione e che favoriscano il ricambio cellulare. Per le signore con problemi di rughe consigliamo creme a base di acido ialuronico ma è possibile assumerlo anche in gocce sia per tonificare la pelle sia per migliorare le articolazioni. Tra gli integratori ottimo è il resveratrolo, estratto dagli acini dell'uva, e la vitamina C. Per la cura dei capelli si può intervenire anche dall'interno e quindi un ottimo rimedio sarebbe quello di consumare miglio, ottimo anche per le unghie. Anche gli oli ci danno una mano, meravigliosi sono quelli di Macassar, di mandorla e di lino: strofinate un po' di olio di lino su tutta la capigliatura, lasciatelo agire per almeno tre ore, anche tutta la notte se ne avete la possibilità, e poi lavare normalmente i capelli: ma attenzione a non usare uno shampoo troppo aggressivo.

Come aiutare le articolazioni e che fare in presenza di dolori?

Anche i dolori hanno bisogno di un'indagine più accurata, quindi il parere del medico è fondamentale. Io ho la fortuna di essere anche fisioterapista quindi ho una certa esperienza, ma l'indagine medica resta fondamentale. Detto questo, sicuramente i dolori articolari si avvantaggiano dell'acido ialuronico, il quale facilita i movimenti, del magnesio, ottimo per la contrattura muscolare, e dell'artiglio del diavolo, disponibile anche in compresse. In presenza di un dolore cronico fa molto bene anche la pomata a base di arnica. Sulla parte indolenzita si possono fare, a volte, anche impacchi di sale marino grosso: riscaldare il sale in una padella chiusa con un coperchio per 3 o 4 minuti, ma attenzione mettete sempre il coperchio perché comincia a scoppiettare, quando è ben caldo versare il sale all'interno di una federa in modo da avvolgerlo più volte, onde evitare scottature sulla parte da trattare.

Le vacanze sono solo un ricordo. Come superare lo stress e la noia della quotidianità?

I giovani studenti che hanno anche delle difficoltà di concentrazione a scuola possono affidarsi alle virtù della betulla, della rodiola o dell'alga klamath. Alle signore, con un calo dell'umore associato a nervosismo e irritabilità, proponiamo l'angelica, la salvia o la rodiola rosea. Per la fiacchezza maschile meglio il ginseng o l'astragalo. Ma prendiamo anche l'abitudine di fare un bel bagno caldo prima di andare al letto: portiamo così calore al nostro corpo e tanto benessere grazie alle virtù degli oli essenziali. Lavanda oppure melissa e mandarino se ci si vuole rilassare, rosmarino se si desidera un bagno tonificante. Ma anche i sali hanno grandi proprietà, ottimi i sali del Mar Morto e il sale Rosa dell'Himalaya: perfetti alleati se si desidera anche perdere liquidi. Dopo il bagno coccoliamo la nostra pelle con creme ancora a base di agrumi e melissa che sono tanto utili per conciliare il sonno. E se mettiamo anche qualche goccia di melissa sul cuscino i sogni d'oro sono assicurati.

sabato 8 ottobre 2011

Viaggiatori tra 700 e 800 in Sicilia

pubblicato su Cult di ottobre 2011
PER SAPERNE DI PIU'...

Chi erano questi ulissìdi del passato e perchè affrontavano questi viaggi?

Erano giovani d'alto lignaggio, ricordiamo che molti avevano appena 22 o 24 anni, ed erano sopratutto di nazionalità francese, tedesca, inglese ma anche polacca etc. Giungevano in Sicilia spinti fondamentalmente da un grande desiderio di conoscenza e consideravano il viaggio un'occasione di formazione. Il desiderio di conoscenza, la voglia di scoprire nuovi orizzonti erano più forti dei timori suscitati dalle difficoltà che sapevano di dover affrontare venendo in Sicilia. Pertanto si preparavano a questo evento con un grande spirito d'avventura. I disagi erano notevoli: mancavano le strade, si spostavano molto spesso a dorso di mulo, la ricettività era il più delle volte assente e quelle poche locande che trovavano erano sporche e prive di servizi. E infine, dal momento che l'Unità d'Italia era ancora lontana, dovevano anche sopportare pesanti e interminabili controlli doganali e di polizia. Una volta ritornati in patria pubblicavano i loro diari di viaggio e grazie alle testimonianze di questi uomini illustri noi oggi abbiamo preziose informazioni sulla nostra terra, e quindi sulle nostre strade, sugli usi e costumi del tempo, sulle condizioni economiche e sociali degli abitanti e tanto altro ancora.

Con i francesi Houel, Saint Non e Gigault De La Salle comincia il cosiddetto “ Voyage Pittoresque” cosa si intende esattamente con questa espressione?

Il viaggio solo narrato, e quindi privo di immagini, di Riedesel - che arriva in Sicilia nel 1767 per conto dell'illustre Winckelmann e la cui prima edizione tedesca del 1771 fu letta e amata da Goethe - e di Brydone - il cui libro, con le sue ben 53 edizioni e traduzioni in francese, tedesco, polacco e perfino in russo, danese e svedese, è da considerarsi un vero e proprio best seller mondiale - non è più sufficiente per coloro i quali intrapredono il viaggio. Comincia la richiesta di testi narrati alternati ad immagini, e quindi con acquaforti, incisioni e acquetinte. Jean Claude Richard de Saint Non è colui il quale inizia il fenomeno del Voyage Pittoresque. O meglio, Saint - Non sarà l'organizzatore di questa incredibile impresa editoriale che si conclude con la produzione di questi 4 volumi legati in 5 tomi, ma in Sicilia lui non viene, manda invece Vivant Denon per curare il diario di viaggio e alcuni pittori per le immagini. Ricordiamo che Vivant Denon, il cui nome magari a molti non dirà nulla, sarà futuro direttore del Louvre nonché quel signore che, tanto per intenderci, per conto di Napoleone priverà il territorio italiano di parecchi tesori, molti dei quali oggi esposti nei migliori musei francesi

L'opera più interessante del Voyage pittoresque?

A mio avviso il lavoro di Houel. Il pittore viene in Sicilia ben due volte per un totale di 4 anni.Impara l'italiano e anche un po' di siciliano. E' lui a scrivere e a dipingere; e questo fa sì che nella sua opera ci sia una compresenza mirabile tra immagini e testo: c'è una perfetta unità.

Eppure questo meraviglioso lavoro, che ha prodotto ben 1000 disegni, in corso di pubblicazione, ha rischiato di non essere pubblicato. Si è salvato solo grazie all'intervento di Caterina II di Russia la quale acquistando 500 di questi disegni, 350 dei quali sono attualmente all'Hermitage, ha permesso a Houel di portare a termine il suo lavoro.

Perchè nella mostra non figura il Reise di Goethe?

Goethe compie il viaggio nel 1787, ma pubblica il resoconto Italienische Reise nel 1816 nelle opere complete quando riordina i suoi appunti. Tra essi vi è il viaggio in Sicilia. L'edizione delle opere complete è rarissima e, dato che in mostra vi sono solo testi originali, non è presente tra le opere in mostra.

Che idea si aveva in Europa della Sicilia?

Come afferma Salvo Di Matteo nella sua grande opera “Viaggiatori stranieri in Sicilia dagli Arabi alla seconda metà del XX secolo” fino al Cinque e Seicento la Sicilia veniva descritta come una terra di astratta fantasia, ricca di miniere d'oro, dominata da monti che eruttavano vapori e lapilli, battuta da mandrie di cavalli bradi. Proprio in virtù di tali fantasticherie la Sicilia entrò in quel tempo nei codici formativi dei giovani dell'alta società. Giunti in Sicilia trovano una terra bella, bellissima ma abbandonata. Non sono mai sprezzanti, ma si accorgono che i nostri monumenti sono tenuti male e per nulla valorizzati. In un' incisione presente nell'opera del Saint Non le colonne doriche vengono rappresentate con un ramo di erica che si abbarbica su di esse, come a voler dare l' 'idea di una Sicilia bella, una terra ricca di arte ma abbandonata: un'isola con un passato straordinario, le cui memorie però stanno lì senza cure, tesori dei quali la natura si sta riprendendo. Questo stato di abbandono esponeva le nostre antichità a facili quanto probabili depredazioni. Parole un po' forti ma è così. Molto spesso i viaggiatori tornavano nelle loro terre con molti oggetti nostri e non sempre venivano acquistati.

Un aneddoto sulle scene di vita dei siciliani di quel tempo?

Ne ricordo uno anche un po' sgradevole riportato nel suo libro da Hélène Tuzet, scrittrice francese fra i massimi esperti di letteratura di viaggio. Sembra che uno dei tanti passatempi delle dame siciliane fosse quello di liberarsi in pubblico, e a vicenda, dai fastidiosissimi parassiti che infestavano le loro teste e i loro corpi; e cosa ancora più disgustosa si recavano a tavola con le unghie ancora insanguinate.

Cercavano le memorie classiche ma incontravano anche l'arte arabo -normanna.

I primi viaggiatori non la consideravano neppure arte. E' con Gigault De La Salle che i monumenti arabo-normanni cominciano a far parte dei tesori siciliani degni di nota. Addirittura con Henry Gally Knight, siamo intorno al 1820, l'arte arabo-normanna prende il posto di quella classica: questo scrittore infatti dedica tutta la sua opera esclusivamente a questo stile.

Lei afferma che questa mostra è anche un'occasione per riempire di sostanza l'orgoglio siciliano. Cosa significa?

I giovani siciliani conoscono poco o nulla la storia della loro terra, non sanno per esempio del regno di Sicilia o dei 64 anni fondamentali di Ruggero. Questo nostro orgoglio, così ostentato e difeso quando qualcuno parla male della nostra terra, in realtà è vuoto di contenuti. La mostra di queste opere, ma sopratutto la loro conoscenza, è un tentativo per cercare di avvicinare chi vuole riempire di vera sostanza l'orgoglio di essere siciliani: orgoglio che si sostanzia nella consapevolezza che la Sicilia è stata culla di natura e cultura.




sabato 13 agosto 2011


SU CULT DI AGOSTO/ SETTEMBRE UN MIO ARTICOLO SU
"SECONDA STELLA MARIS" IL PESCHERECCIO DEI GIULIANO:
UNA STORICA FAMIGLIA DI PESCATORI PALERMITANI
continua su cult......

Si chiamavano Lupo, Giuliano, Lo Nigro, Conti, Sansone, Spagnoli, Camarda, Spataro, ma erano noti come Lupiceddi, Dorilla o Murischi, i Nivuri, Giachelli, Sansuni, Spagnuleddi, u Mirruzzu e Spataru. Abitavano tutti per lo più nella vicina Kalsa o in quello che un tempo fu l'antico borgo di San Pietro ed erano gli storici pescatori di Palermo. A ricordarci di loro, e sopratutto a parlarci di una Palermo che non c'è più, è l'ultra ottantenne Pino Giuliano, noto nel mondo ittico più come “u zu Pinuzzu Dorilla”. “Noi, i Giuliano, – afferma con orgoglio l'anziano uomo - siamo una storica famiglia di pescatori e sicuramente la più antica tra quelle poche ancora in attività a Palermo. Da alcune ricerche, che ha effettuato mio figlio Salvatore negli archivi della chiesa Santa Maria della Pietà alla Kalsa, la nostra parrocchia, è emerso che già nel XVII secolo la famiglia Giuliano era dedita alla pesca”.Pinuzzu Dorilla è un mito tra quanti operano nel settore ittico e non c'è pescheria di Palermo che non lo conosca. E' considerato l'ultimo vecchio lupo di mare della città, e anche se da qualche anno ha ufficilamente consegnato il timone di Seconda Stella Maris, il peschereccio di famiglia, al figlio Nino, non riesce ancora a dire addio al suo mare. Quando il tempo è clemente, è facile incontrarlo insieme al resto dell'equipaggio sul pontile ovest della Cala. E' lì che Seconda Stella Maris è ormeggiata. Prende il largo tutti i giorni all'imbrunire e fa rientro solo alle prime luci dell'alba. Buona parte dell'equipaggio, dodici persone in tutto, è costituito dai figli e dai nipoti di Pino Giuliano. Oltre ai figli Nino, il comandante, Mimmo, il macchinista e Piero, il capo pesca, ci sono i giovani nipoti Giuseppe e Attilio, rispettivamente figli di Nino e Piero. Tutti abilissimi pescatori, ma nessuno riesce a fiutare il mare come il vecchio. Non serve l'ecoscandaglio quando c'è lui sulla barca, dove indica di calare le reti il pesce c'è sempre. E non solo. A seconda della schiuma che fa il mare o dell'arricciamento delle acque o ancora ra morti i l'acqua ( quando tramonta il sole ) Pinuzzu Dorilla riconosce il pesce che sta sotto. E così se gli si sente urlare “ fitura ri anciova” l'equipaggio sa che si tornerà a casa con un bel carico di acciughe.

Come conosce la costa mio padre non la conosce nessuno - afferma suo figlio Salvatore. “Il litorale palermitano ogni dieci metri ha un nome diverso, tutti nomi antichissimi e mio padre è uno degli ultimi depositari di questo antico sapere, ricorda ancora perfino i nomi della costa di quel tratto di mare oggi occupato dal nuovo porto, come “porto pidocchio”, oggi non più esistente”. Si commuove l'anziano pescatore quando ricorda la sua vita in mare, un mare troppo in fretta abbandonato, dimenticato, e ingiustamente in una città il cui nome significa “tutto porto”. Lungo i pontili della Cala ancora agli inizi della seconda metà del secolo scorso, trovavano ricovero tutti i pescherecci di Palermo. Per chi giungeva qui alle prime ore dell'alba, non era difficile assistere al rientro delle barche cariche sempre di tanto e prezioso pesce azzurro pescato “alla Barra” o al “ Vievitru”, rispettivamente a dodici e otto miglia da Palermo. Sardine, bope, sgombri, acciughe e sugarelli costituivano per lo più il frutto di una intera notte trascorsa in mare. Subito dopo lo sbarco sulla banchina prendeva vita la vendita all'asta del pescato: un folcloristico vociare tra clienti e rigattieri, incomprensibile ai non addetti ai lavori. Della vivacità di quei giorni resta ben poco oggi: qualche anziano pescatore con la sua piccola barca e “Seconda Stella Maris”: il peschereccio dei Giuliano, l'ultima grande imbarcazione della pesca al Cianciolo della Cala e ancora in attività.

domenica 1 maggio 2011

Noi, omosessuali del territorio













Da diversi studi condotti nell'ambito dell'omosessualità emerge che circa il 7-10% della popolazione mondiale è costituito da gay, lesbiche e transessuali. Se ipotizziamo di applicare questo dato nel nostro territorio viene fuori che circa 10.000 persone del comprensorio appartengono alla comunità lgbt. Una presenza significativa, eppure di omosessualità non si parla. Perché? “Perché si vive nascosti” – riferiscono due giovani trentenni omosessuali delle Alte Madonie che, previa garanzia dell'anonimato, hanno accettato di essere intervistati. Il primo dei due ragazzi sostiene: “Impari a nasconderti e a fingere sin da ragazzino perché i primi a non capire e a non accettare sono proprio i genitori, le persone delle quali hai più bisogno. Io ho sempre evitato di parlare con loro della mia identità sessuale e così i miei genitori continuano a chiedermi quando darò loro degli eredi. So bene che non accetterebbero mai un figlio gay. Per loro si è omosessuali per scelta, credono sia un vizio e in ogni caso qualcosa di situazionale e nulla di definitivo. Un figlio omosessuale per loro è un disonore, un tradimento. Mi avrebbero preferito malato o magari drogato o perfino malato terminale piuttosto che omosessuale. Non è mai stato facile vivere qui, e così dopo le scuole superiori ho preferito lasciare le Madonie: per motivi di studio prima, per poter vivere liberamente la mia identità sessuale, poi. Se i miei genitori mi dovessero chiedere qualcosa, io negherò sempre, come tutti i miei amici, negare sempre anche di fronte all’evidenza: loro tanto non capirebbero mai.”

Anch'io ho frequentato le scuole superiori qui sulle Madonie - dichiara il secondo ragazzo intervistato - e già a scuola avevo compreso che non potevo continuare a vivere qui: gli abitanti hanno una mentalità troppo chiusa. Per la mia presunta omosessualità, dico presunta perché io non ho mai dichiarato di esserlo, venivo preso in giro, ricevevo insulti verbali e venivo chiamato frocio. Qui se sei anche solo un po’ più sensibile del maschio, così come lo vuole la nostra cultura, vieni subito etichettato gay. Io non so perché sono gay, ho sentito dire che tra i fattori che portano alla omosessualità c’è quello di avere un padre molto forte e quasi assente, ed io non ho rapporti con mio padre, e la cosa più grave è che per lui ciò è la normalità! Sarà per questo motivo che sono omosessuale? Mia madre non condanna la persona omosessuale, ma per motivi religiosi condanna le relazioni omosessuali. A lei la influenzano molto i preti. Mi piacerebbe poter parlare con mia madre: sarebbe una bella cosa essere appoggiati dai genitori ma, io lo so, loro avrebbero preferito un figlio ladro piuttosto che omosessuale. Essere riconosciuti dalla gente del paese come i genitori di un ragazzo omosessuale per loro è umiliante. E così io taccio: non ho nessuna voglia di stravolgere la loro vita. Con dei genitori così non resta che negare. Anche se, secondo me, loro qualcosa hanno capito, perché quando in tv c’è qualche scena che coinvolge omosessuali o viene affrontato questo tema mio padre comincia sempre con la solita solfa, con le solite osservazioni sgradevoli: dice sempre " se avessi un figlio così, lo manderei a zappare la terra dalla mattina alla sera" oppure "lo butterei fuori di casa! Lui lo dice sempre, beh... io me ne sto andando. Voglio andare al nord, voglio la mia indipendenza economica e chissà se un giorno dovessero chiedermelo, forse potrei dire finalmente la verità”.

C'è, invece, chi la verità ha cominciato a dirla parecchi anni fa, quando il termine omosessuale era decisamente innominabile. Poco importava se la sua omosessualità non conciliava con il sentire religioso di sua madre o se poteva essere causa di discredito sociale per la sua famiglia. I condizionamenti sociali non potevano costringerlo a vivere nella paura e nella finzione. Lui voleva vivere nelle sue Madonie. Non vuole l'anonimato, anzi. Ma poi decide che non può. Non può e non deve. Deve proteggere la famiglia di chi la sua forza non l'ha mai avuta, di chi ha deciso di fingere e di vivere nel nascondimento. Di chi ha deciso di soffocare la propria omosessualità, di simulare una eterosessualità mai avuta, di sposarsi e avere dei figli. “Quando il mio ex ragazzo ha preso questa sofferta decisione – ricorda – continuare a vivere qui era diventato per me impossibile. Ho deciso così di lasciare la Sicilia, e di rifarmi una vita altrove. So che il mio ex non è felice. E come potrebbe? Vive nella menzogna!

Anche un gay trentenne di Termini Imerese, non vuole rinunciare all'anonimato perché: “Tra Termini Imerese e un piccolo paesino madonita - spiega il ragazzo - non c'è alcuna differenza: l'omofobia è presente in tutto il comprensorio. A Termini, più o meno, ci conosciamo tutti, se esci sempre con lo stesso uomo potrebbero capire che sei gay e siccome la nostra comunità è omofoba preferisci nasconderti. Io ho scoperto la mia omosessualità quando avevo circa 25 anni. Prima di allora credevo di essere eterosessuale, avevo anche una relazione stabile con una donna che amavo sinceramente. Mi circondavo di uomini belli, ma forse la mia omofobia interiorizzata non mi faceva vedere chiaramente dentro di me. Ero perfino omofobo: ricordo che quando un mio amico mi confidò la sua omosessualità, io come risposta non lo frequentai più. E non lo frequento neanche adesso che sono omosessuale e lui una transessuale, ma comunque solo perché è passato troppo tempo e non abbiamo più contatti. E' strano, ma gli altri hanno capito prima di me la mia vera identità sessuale. Sin dalle scuole elementari venivo considerato omosessuale, e mi chiamavano frocio, forse a causa del mio modo di parlare o per il mio manierismo. Perfino il mio migliore amico lo ha sempre saputo e quando qualche anno fa gliel'ho detto lui non si è meravigliato affatto. Oggi ho una relazione non stabile con un ragazzo più giovane di me, anche lui di Termini Imerese: dico non stabile perché il mio ragazzo non si accetta, ha paura dell'opinione della gente, quindi non vive serenamente la nostra unione. Con i miei genitori non ne ho mai parlato, ma so che non lo accetterebbero mai. Mio padre, secondo me, lo sospetta: certe cose sono troppo difficili da nascondere! Neanche ai miei fratelli ho detto nulla: lo avrei voluto dire a mia sorella, ma forse è stato meglio tacere. Ho saputo che qualcuno li ha informati sulla mia identità sessuale e i loro commenti mi hanno ferito molto. Non è facile vivere nel nascondimento, ma ho imparato a conviverci: vivo alla giornata, non voglio pensare al futuro perché in una realtà come quella termitana, fatta di pregiudizi e tabù, è impossibile farlo.”

Come faccio ad andare avanti?" - si domanda una giovane lesbica prima di raccontarci la sua esperienza. “Per fortuna non lavoro al mio paese, ma quando vi torno, faccio coppia fissa con un mio amico d’infanzia, omosessuale. La gente ci cataloga come coppia che fa sesso: ma, insomma, è una copertura. Questa faccenda della copertura è molto utilizzata nel mondo omo e lesbo. È come se ci fossero due mondi, due dimensioni parallele ma diverse: il paese e Palermo. I miei amici di Palermo sanno che sono lesbica, conoscono la mia ragazza e le hanno conosciute tutte. Insieme andavamo alle Cicale, il mitico locale di Romina (adesso chiuso), la grande donna lesbica, con una gran voce da cantante, morta tre anni fa in un incidente stradale. Adesso si va all’Exit, a Palermo, soprattutto gli omosessuali ma anche noi lesbiche e in alcuni altri posti che non mi va di dirti. In paese, il mio stile di vita cambia. Io ho sempre saputo di essere attratta da persone dello stesso sesso. Non ho un ricordo preciso di quando questa consapevolezza è iniziata: è stato sempre così. Però ricordo benissimo i primi ‘accorgimenti’ messi in atto per nascondere tutto alla mia famiglia e agli amici del paese (e forse anche a me). Credo sia stato per questo che la mia ‘prima volta’ è stata con un uomo molto maturo, sposato; e io appena quattordicenne. Il ricordo più incisivo di quell’unica esperienza con un uomo è di dolore lancinante, certamente fisico ma anche intellettuale. Tre anni fa ho parlato con mia sorella del mio essere lesbica: mi ha sorriso e mi ha abbracciato sussurrandomi: l’ho sempre saputo. Ecco, per me essere lesbica è un valore aggiunto, il mio modo di essere e di vivere. Se non lo fossi, ad esempio, quell’abbraccio da mia sorella, in quel modo, non lo avrei mai avuto. C’è anche molta confusione sulla faccenda di essere o no lesbica. Diverse volte ho avuto esperienze sessuali con donne sposate, e con figli, che però si proclamavano etero, e così anche le mie amiche lesbo. Non saprei se in questo caso dovremmo parlare di bisessualità. In loro c’è tanta curiosità e poi senti sempre la solita frase (che a volte mi suona un po’ ipocrita): «è stato bellissimo, del resto solo una donna sa veramente cosa vuole una donna». Il guaio è stato quando mi sono innamorata. Adesso ci sto molto attenta, non voglio essere il premio all'asta per concorrenti curiose. Come ci si conosce tra lesbiche? Nei locali, certo, ma soprattutto nelle chat. E poi, tra lesbiche, ci si riconosce incontrandosi! È un intuito tutto… femminile.”

Le storie fin qui raccontate sono testimonianze di sofferenze taciute che parlano di pregiudizi, di violenza, di discriminazione, ma anche di paure e di conflitti interiori strazianti. Sono storie di omosessuali di questo comprensorio, ragazzi né malati, né deviati, né criminali, ma discriminati perché amano una persona dello stesso sesso. Sono omosessuali che hanno deciso di raccontarsi perché sperano nel cambiamento e perché se è vero che questo passa principalmente attraverso i canali emotivi, le loro esperienze e le loro sofferenze saranno servite a qualcosa.

Comprensorio. Omosessualità oggi

Nel territorio non esistono associazioni

Niente risorse per famiglie, comunità lgbt, luoghi di riferimento che possono offrire sostegno a persone che vivono con disagio la propria identità sessuale. Il ruolo delle istituzioni locali. Il comune di Termini Imerese aderisce al progetto RE.A.DY

Il ruolo delle associazioni lgbt in un territorio è fondamentale, la loro presenza offre all'’individuo punti di riferimento strutturati ai quali rivolgersi per le più svariate esigenze. Eppure nel comprensorio madonita non esistono associazioni, luoghi di riferimento o iniziative che riguardino gli omosessuali. L'Agedo, associazione genitori di omosessuali, di Palermo da oltre 10 anni offre sostegno alle persone omosessuali che vivono con disagio la propria identità sessuale. Ma assiste anche quelle famiglie che soffrono perché non riescono a comprendere ed accettare l'orientamento sessuale del proprio figlio. In questi anni ad Agedo si sono rivolti soltanto pochi abitanti del comprensorio, e tutti oggi vivono altrove. “Se qualcuno fa il tifo per te ti senti più forte e le difficoltà le affronti con uno stato d'animo diverso”, afferma Claudio Cappotto, psicologo Agedo Palermo. Dal comprensorio sono anche arrivate 4 o 5 chiamate di counseling o meramente informative - continua lo psicologo - ne ricordo una in particolare di un uomo che viveva in una condizione di estremo isolamento e stigmatizzazione con grossi problemi di accettazione, ma nulla di più.” Per combattere l'omofobia – conclude Francesca Marceca, presidente dell’associazione - occorrono interventi di educazione sul territorio, noi saremmo ben felici di operare anche nell'area del comprensorio, presso scuole, associazioni, ovunque pur di formare alla diversità”. Stesse conclusioni e uguali propositi vengono manifestati per e-mail da Arcigay. Daniela Tomasino, presidente dell’associazione, scrive: “Purtroppo fino ad oggi non abbiamo avuto contatti con persone residenti nel comprensorio madonita. L'omosessualità in queste zone è ancora troppo spesso difficile da dichiarare, e la migrazione di gay, lesbiche e trans verso le aree metropolitane è un fenomeno che non smette di avere numeri importanti. Per il 2011 ci siamo ripromessi proprio di concentrarci sui centri delle province di Palermo e Trapani: data l'assenza delle istituzioni pubbliche, è importante che le persone sappiamo che, se si trovano in difficoltà (legale, psicologica, etc.) possono rivolgersi a noi.” Ma promuovere il benessere delle persone lgbt non è un impegno delle sole associazioni, anche le istituzioni locali possono fare molto per creare un clima sociale libero da pregiudizi. E oggi gli strumenti ci sono. “Ogni Amministrazione comunale - afferma Cirus Rinaldi, ricercatore di Sociologia giuridica, della devianza e mutamento sociale presso la facoltà di Scienze politiche dell'Università di Palermo - tra le politiche di inclusione sociale e antidiscriminatorie dovrebbe adottare anche quelle sul rispetto delle identità di genere e dell’orientamento sessuale. Un passo importante potrebbe essere quello di aderire a RE.A.DY ossia Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere”. In Sicilia – continua il sociologo - hanno aderito alla Rete solo la Provincia di Siracusa, il Comune di Messina e il Comune di Marineo, del quale sono stato assessore; sono ancora poche realtà ma è importante sapere che in alcuni territori verranno promossi atti e provvedimenti amministrativi a tutela delle diversità sessuali”. Ad oggi nessun Comune del comprensorio ha aderito alla rete RE.A.DY, ma diversi sindaci, contattati e informati da noi in merito, hanno mostrato vivo interesse per il progetto; interesse che il Comune di Termini Imerese ha mutato presto in impegno. "I diritti degli omosessuali sono diritti umani ai quali è chiamato a dare risposte chiunque amministri - afferma con vigore Anna Amoroso, assessore alle politiche sociali del Comune di Termini Imerese. La condizione omosessuale, da ormai troppo tempo, è diventato cavallo di una battaglia ideologica e politica, ma l'omosessualità – continua l’assessore - è qualcosa che va a toccare l' anima di una persona, e come tale, deve essere affrontata con gli strumenti dell'anima e non quelli della strumentalizzazione politica. Risulta pertanto importante promuovere culture e politiche che sappiano contribuire a migliorare la qualità della vita delle persone lgbt che spesso vivono situazioni di discriminazioni nei vari ambiti della società. Il nostro territorio in diverse occasioni si è mostrato sensibile alla problematica ed è per questo – conclude Amoroso - che come Amministrazione nei prossimi giorni ci impegneremo a sottoscrivere la "carta di intenti" del progetto RE.A.DY, che voi ci avete fatto conoscere, con un adeguato provvedimento amministrativo.

Ready come aderire: http://www.comune.torino.it/politichedigenere/lgbt/lgbt_reti/lgbt_ready/ready---come-aderire.shtml)

domenica 20 febbraio 2011