lunedì 26 gennaio 2009

LA GIORNATA DELLA MEMORIA


Oceani di iniziative e progetti per farci sentire a posto con la nostra coscienza. La coscienza di tutti noi… testimoni di uno stermino del quale non abbiamo una diretta responsabiltà, ma spettatori ciechi , oggi, di un’atroce strage di innocenti.


SESTO COMANDAMENTO*: NON UCCIDERE


Fioccano le iniziative in vista del 27 gennaio, il “Giorno della memoria della Shoah”: incontri, filmati d’epoca, proiezioni di documentari per ricordare lo sterminio e le persecuzioni fasciste e naziste degli ebrei, degli oppositori politici, dei gay, di gruppi etnici e religiosi. Ricordare e commemorare, quindi, per sensibilizzare e, soprattutto, per non dimenticare.


Eppure mai come quest’anno “ricordare” mi appare così vuoto di significato. A cosa serve “ricordare”, mi chiedo, se settant’anni dopo la vittima diventa carnefice e si lascia ipocritamente che due popoli si sterminino a vicenda?


Non possiamo sentirci altruisti solo partecipando, più o meno attivamente, a discussioni articolate su questi temi o assistendo alla proiezione di un filmato, senza arrivare ad assumerci le responsabilità che ci affidano le immagini, che ci giungono tutti i giorni, dei nostri fratelli distrutti dal dolore e dalla sofferenza. Volti, per lo più di bambini, segnati dalla morte e che rappresentano così crudamente tutto il male che l'uomo carica sui suoi simili.

* SECONDO LA SACRA BIBBIA


venerdì 9 gennaio 2009

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Articolo scritto per la Rivista Espero del Comprensorio Termini-Cefalù-Madonie. Dicembre 2008

giovedì 8 gennaio 2009

Sai perchè?

Sai perchè si dice UCCIARDONE?











C’era una volta nella zona porto della città di Palermo un fertile ed ampio terreno in cui veniva coltivato intensamente un ortaggio gustosissimo: le chardon (chardon in francese; cardo in italiano, carduni in siciliano). Gli abitanti adoravano “ le chardon lo cucinavano in tanti modi … fritto in pastella era “la sua morte” ma questo nome era troppo “ francese” per li masculi della Terra dei Ciclopi, pertanto il termine venne sicilianizzato. E così dall’originario Chardon francese si passò al ciardun ( più o meno) siciliano. L’articolo ha fatto il resto: U ciardun. Et voila!!! Les jeux sont faits UCCIARDONE!!! “Nel piano dell’Ucciardone negli anni 1837-60 vennero costruite le nuovi carceri, circondate da alte mura, erano uno dei più avanzati modelli di istituto di pena” (Bellafiore,1980). Sorto quindi nel XIX secolo come prigione - e mai quindi come fortezza, ripeto mai come fortezza come erroneamente viene affermato in altre sedi – l’imponente struttura nel corso degli anni, a seconda degli utenti, ha assunto diversi nomi: Villa Mori nel periodo fascista (vd. Prefetto Cesare Mori) e Grand Hotel dell’Ucciardone nella seconda metà dello scorso secolo. E allora compreso perché si chiama Ucciardone? Perché, come dire, è sempre stato un luogo spinoso!!!!




martedì 6 gennaio 2009

Sai perché?


Sai perché si dice CAMURRIA?


Camurria – camurruso - camurria orba - sono tutti termini che noi siciliani conosciamo bene e usiamo tutte le volte che qualcosa o qualcuno ci scoccia, ci disturba o ci nuoce particolarmente. E così, è camurruso per es. un bambino che piange ininterrottamente, una persona insistente e qualcosa di particolarmente fastidioso. Ecco tutti conosciamo questo termine e tutti sappiamo quando e per cosa usarlo. Ma quanti sanno cos’è la camurria e perché diciamo così? Se provate a chiederlo ai vostri nonni vi diranno che non è bene dirlo soprattutto se siete donne; non sanno perché, ma cmq vi diranno che non è corretto che una ragazza pronunci questo termine. Ho fatto delle ricerche in merito ed ecco cosa ho scoperto. Il termine camurria trae origine da gonorrea, una malattia veneria a trasmissione sessuale. La sintomatologia, modesta nella donna, è particolarmente “camurrusa” nell’uomo: perdite giallastre, bruciore uretrale, stimolo continuo alla minzione .. il famigerato “scolo” praticamente. Beh come dire, un bel fastidio o per dirla come i nostri nonni: una bella CAMURRIA!!!!

Ipse dixit

Per i più “camurrusi” riporto quanto scrive Vincenzo Mortillaro nel suo nuovo dizionario Siciliano – Italiano del 1876: sorta di malattia, scolagione celtica, virulenta, contagiosa, venerea, vedi Gonorrea per metonimia "noja, fastidio, importunità, seccaggine".